Sembra strano in effetti, ma rimango sempre un po’ stupita quando qualcuno dei “non addetti ai lavori” ha difficoltà a capire una semplice pianta di appartamento. In effetti il supporto delle visualizzazioni 3D si rivela molto spesso necessario più che un vezzo.
Magari si tratta di un piccolo appartamento, poche stanze: ma agli occhi di chi non è abituato a trattare con linee e retini, rimane poco espressivo.
Anche poi quando viene presentata una visualizzazione tridimensionale, più immediata da comprendere, quando il “cosa” è più chiaro, c’è sempre bisogno di accompagnare una spiegazione, le nostre parole. Accompagnare il cliente all’interno degli spazi che abbiamo immaginato per lui.
Mi vengono sempre in mente le spiegazioni che una mia amica matematica mi dava su concetti per me immateriali come gli integrali che lei riusciva a visualizzare nella loro applicazione più pratica.
La sua spiegazione non mi ha fatto diventare un esperta in matematica, ma ha cambiato, arricchito e facilitato la mia comprensione.
Immagini abbandonate a loro stesse
E’ vero che si dice che “un’immagine vale più di mille parole”.
Ma una collaborazione tra immagine e parole può valorizzare e arricchire il significato dell’immagine stessa. Oltre all’ impatto emotivo più evidente possiamo dare una base concreta ai processi che hanno creato quella immagine.
Nel campo dell’architettura, come è ovvio, le immagini hanno la predominanza. Foto, disegni, schizzi, sono i principali strumenti di lavoro e progetto che accompagnano l’attività.
Nel momento in cui però tutto questo deve essere condiviso, diventa fondamentale usare anche altri mezzi di comunicazione.
Comunicare le immagini
Ancora prima di arrivare alla presentazione del progetto finale, dobbiamo far vedere quello che si è fatto per arrivare a quel risultato. Che poi sono le caratteristiche del nostro modo di lavorare che differenziano le nostre proposte da quella della concorrenza.
Possiamo raccontare l’attività di uno studio di architettura, di un negozio di arredamento o uno studio fotografico per esempio, attraverso canali social nati principalmente per comunicare con le immagini.
Mi vengono in mente tra i più diffusi Pinterest, con la possibilità di creare la propria bacheca, il proprio branding personale.
Oppure Instagram, dove accanto alle foto, che rimangono protagoniste, commenti e video diventano co-protagonisti per valorizzare altri aspetti meno evidenti.
Sono aspetti importanti ma presenti in una fase del progetto che viene prima della presentazioni finale. Frutto della nostra personale attività.
Ci sono alcuni interessanti profili che stanno portando avanti una comunicazione del proprio lavoro che al tempo stesso si può definire pratica e divertente ( per un esempio, il profilo Istagram di @23bassi)
Affidarsi al racconto: il blog
Per chi ha un sito un altro strumento che può dare grandi possibilità è quello del blog.
Si parla spesso di blog ormai, ma non così spesso viene associato a tutte quelle attività che “vivono” di immagini.
Eppure, come dicevamo, accompagnare le immagini con le parole, le nostre, le trasforma anche agli occhi dei clienti. Che non vedono più soltanto il ( fantastico) lavoro finale, ma anche quello che è successo prima per ottenerlo.
Raccontare la strada che abbiamo fatto per arrivare al nostro risultato, dà valore al nostro lavoro, perché lo personalizza. Crea un legame con chi vuole comprare quel nostro lavoro finale. Attraverso il nostro racconto capisce cosa serve, che strade si prendono per arrivare a quel risultato.
Ecco perché le parole possono diventare uno strumento importante per accompagnare le immagini. Le “cose”, i progetti, raccontano già delle storie. Le parole servono proprio per far leggere queste storie a tutti, in modo più immediato.
E utilizzare un blog, quindi le potenzialità del nostro sito, ci dà la possibilità di sfruttare al meglio questo “lavoro di squadra” vincente.
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